One of the most celebrated and distinctive objects in the Museum of the City of New York is the Stettheimer Dollhouse, made between the world wars by Carrie Walter Stettheimer (1869-1944). The dollhouse reflects a remarkable life lived during a remarkable time in the city's history. Along with her mother Rosetta and two of her sisters - Florine, an artist, and Ettie, a scholar and writer, Carrie hosted one of the most notable literary and artistic salons of early twentieth-century New York society. The Stettheimers' sophisticated gatherings brought together a vibrant group of modernist intellectuals and artists of widely varying backgrounds, among whom were leading avant-garde painters, writers, and musicians, both Americans and European émigrés. Carrie began work on the dollhouse in 1916, while in her mid forties. It was her intention to portray, in miniature scale, the surroundings, customs, and tastes of her own life, and to reflect the artistic talents of her friends and family. The facade and exterior of the structure were inspired by their summer home “Andre Brook” at Tarrytown, but the interior more closely reflected the taste and style of the Stettheimers's apartment in New York City. Carrie commissioned a carpenter to build the twelve-room dollhouse, which measures approximately 28 inches high, 50 inches long, and 35 inches wide. As the oldest of the trio, Carrie had taken on the demanding responsibility of running the very social household, while Florine and Ettie enjoyed the freedom to pursue their artistic talents more fully. Over the course of almost two decades, Carrie devoted what spare time she had to decorating the dollhouse's interior, transforming it into a three-dimensional work of art. Unlike most dollhouses, which are played with by children, this one was intended to be appreciated by adults, even by connoisseurs of art. Its decor reveals the sophisticated sensibility of its creator, combining different styles in the eclectic taste that was the epitome of New York fashion in the 1920s. On the main floor, one finds French Empire wallpaper in the foyer and Louis XV furniture in the salon. Red lacquered furniture creates a Chinese effect in the library, and the kitchen is up-to-date for an American house of the time. Upstairs, wall coverings include an Indian print chintz in one bedroom and Argentine cloth in the linen room. The master bedroom is in Baroque taste, enriched by scenic panels and ornate arabesques. At the back of the house is the pièce-de-résistance: the ballroom, viewed through three French windows that open onto a terrace. Here one finds the most extraordinary feature of the dollhouse: an art gallery containing a collection of miniature paintings and sculptures by some of the most important avant-garde artists of the period. Among the Stettheimer's friends were artist Alexander Archipenko, Louis Bouché, Marcel Duchamp, Albert Gleizes, Gaston Lachaise, Carl Sprinchorn, Albert Sterner, Paul Thèvenaz, Claggett Wilson, and Marguerite and William Zorach. Intrigued with Carrier's project, they contributed their tiny artworks to complete the decor. These one-of-a-kind pieces make this dollhouse unlike any other. Carrie worked on her dollhouse over a nineteen-year period (from 1916 to 1935), creating many of the furnishings by hand and purchasing and embellishing others. She stopper work in 1935, the year her mother died. Since Carrie left behind so few written records, we cannot say why she set aside her project, except to suppose that the loss of their mother deeply affected all three sisters. The family curtailed its social evenings, and the once bustling household became a much quieter place. Following carrie's death in 1944, her sister Ettie gave the dollhouse to the Museum of the City of New York. Ettie personally supervised the installation of the house at the Museum in 1945. Thenceforth  the Stettheimer Dollhouse has been on view at the Museum of the City of New York almost continuously.

 Sources: The Stettheimer Dollhouse, Sheila W. Clark

 

 Uno degli oggetti più famosi e caratteristici del Museum of the City of New York, è la Stettheimer Dollhouse, realizzata da Carrie Walter Stettheimer (1869-1944)  in un periodo compreso tra le due guerre mondiali. La Dollhouse rispecchia una vita straordinaria vissuta in un momento straordinario nella storia della città di New York. Insieme alla madre Rosetta e alle due sorelle Florine, artista, e Ettie, letterata e scrittrice, Carrie ospitò uno dei salotti letterari ed artistici più importanti a New York del primo Novecento. Le sofisticate riunioni della famiglia Stettheimer ospitavano un vivace gruppo di intellettuali modernisti e di artisti di diversa formazione, tra i quali illustri pittori d'avanguardia, scrittori e musicisti, sia americani che emigrati dall’Europa. Carrie iniziò a lavorare sulla casa di bambole nel 1916, all’età di 47 anni. Era sua intenzione ritrarre,  in miniatura, l’ambiente, i costumi e i sapori della propria vita, rispecchiando i talenti artistici dei suoi amici e familiari. La facciata e l'esterno della Dollhouse sono stati ispirati dalla residenza estiva della famiglia Stettheimer "Andre Brook" a Tarrytown, ma l'interno rispecchia più da vicino il gusto e lo stile della loro casa in New York City. Carrie commissionò ad un falegname la costruzione di dodici “scatole” per comporre la Dollhouse, che misura circa 28 in di altezza, 50 in di lunghezza e 35 in di larghezza ( 1 inch  =  2,54 cm.). Essendo la più grande delle tre sorelle, Carrie assunse l’impegnativa responsabilità della gestione della casa molto frequentata, cosicché Florine e Ettie poterono godere pienamente della libertà di perseguire il proprio talento artistico. Nel corso di quasi due decenni, Carrie dedicò il proprio  tempo libero alla decorazione degli interni della Dollhouse, trasformandola in un'opera d'arte tridimensionale. Contrariamente alla maggior parte delle case di bambola, realizzate per far giocare i bambini, questa era destinata ad essere apprezzata dagli adulti e perfino dagli intenditori d'arte. L'arredamento rivela la sensibilità raffinata della creatrice, che unisce stili diversi con quel gusto eclettico tipico della moda del 1920 a New York. Al piano nobile, nel foyer, si trovano parati stile Impero Francese e, nel salone, mobili Luigi XV. In biblioteca,  mobili laccati di rosso creano un’atmosfera cinese, mentre la cucina è tipica di una casa americana del tempo. Al piano superiore, i rivestimenti murali includono il  chintz indiano in una camera da letto e una stoffa argentina nella stanza della biancheria. La camera da letto dei padroni di casa è di gusto barocco, arricchita da scenici pannelli e ornamenti arabescati. Sul retro della casa ecco il pezzo forte: la sala da ballo, vista attraverso tre porte-finestre che si aprono su una terrazza. Qui si trova la caratteristica più straordinaria della casa delle bambole: una galleria d'arte che contiene una collezione di miniature e sculture di alcuni tra i più importanti artisti d'avanguardia del periodo. Tra gli amici delle Stettheimer ricordiamo Alexander Archipenko, Louis Bouché, Marcel Duchamp, Albert Gleizes, Gaston Lachaise, Carl Sprinchorn, Albert Sterner, Paolo Thévenaz, Claggett Wilson, e Marguerite e William Zorach. Incuriositi dal progetto di Carrier, contribuirono a completarne l'arredamento con le loro piccole opere d'arte. Quest’ ultime, uniche nel loro genere, rendono questa casa delle bambole unica rispetto a qualsiasi altra. Carrie lavorò alla sua casa di bambole nel corso di un periodo di diciannove anni (dal 1916 al 1935), creando molti degli arredi a mano e acquistandone e arricchendone altri. Sospese i lavori nella Dollhouse nel 1935, anno in cui la madre morì. Dal momento che Carrie ha lasciato pochissime testimonianze scritte, non possiamo sapere perché abbia accantonato il suo progetto, ma possiamo supporre che ciò fu legato alla perdita della madre, che colpì profondamente tutte e tre le sorelle. La famiglia ridusse gli incontri sociali e la casa, una volta così vivace, divenne  un luogo molto più tranquillo. Dopo la morte di Carrie, nel 1944, sua sorella Ettie donò la Dollhouse al Museum of the City of New York. Ettie supervisionò personalmente l'installazione della casa all’interno Museo nel 1945; da allora, quasi ininterrottamente, la  Stettheimer Dollhouse è rimasta in mostra presso il Museo della Città di New York.

 Fonti: The Stettheimer Dollhouse di Sheila W. Clark

 

THE STETTHEIMER DOLLHOUSE