STORIA DELLA DOLL'S HOUSE E DELLA ROOM BOX Costruire Doll’s Houses e Room Boxes è un hobby di grande soddisfazione e notevole impegno, poiché è richiesta una considerevole abilità in numerose attività: occorre tagliare, incollare e tingere il legno per creare le strutture della casa o della room box e dei mobili; bisogna intonacare o tappezzare i muri; stendere pavimenti in differenti materiali; cucire tende, copriletti, tovaglie e biancheria da bagno; incorniciare quadri; montare impianti elettrici; insomma, in piccolo, tutte le attività che, in una casa “vera”, sono svolte da una serie di operai e specialisti diversi. Nei limiti del possibile, tutto viene riprodotto con lo stesso materiale dell’originale. La scala più usata nella realizzazione di Doll’s Houses e Room Boxes, a livello internazionale, è la scala 1:12, ossia ogni centimetro della miniatura corrisponde a 12 centimetri nella realtà. Un locale di medie dimensioni (diciamo 3 x 4 metri) avrà, in miniatura, le misure di 25 x 33 centimetri. Esistono, anche se meno usate, altre scale: 1:16, 1:24, 1:48. Queste scale in dodicesimi, e non più semplicemente in decimi, sono dovute al fatto che le Doll’s Houses sono nate in Inghilterra dove non vengono usati i centimetri come unità di misura, ma bensì i piedi ed i pollici (un piede è composto da 12 pollici). Le più antiche case di bambola che ci sono pervenute, veri capolavori risalenti addirittura al XVII secolo, ed ora esposte nei musei di Londra, Amsterdam, Utrecht, Boston, provengono infatti dall’area anglosassone e olandese. Si tratta di straordinarie riproduzioni di sontuose magioni, ricche di arredi ricercati, di argenterie, cristalli, porcellane, quadri e addirittura arazzi opera di “veri” artisti. Nemmeno all’epoca erano considerate giocattoli, o almeno non del tutto: erano sì un trastullo per altolocate signore della nobiltà o della ricca borghesia mercantile (soprattutto in Olanda), che potevano commissionare le miniature agli stessi bravissimi artigiani che fornivano loro i mobili e i corredi della casa vera, ma ancor più si trattava di strumenti per l’educazione domestica delle loro bambine. Le case di bambola del ‘600 e ‘700 erano infatti complete in ogni dettaglio: vi erano presenti non solo i locali padronali e di ricevimento, ma anche i locali di servizio, i magazzini, le cantine, talvolta le stalle, in modo che la piccola futura padrona di casa, pur nell’apparenza del gioco, apprendesse gli elementi fondamentali dell’economia domestica. Queste magnifiche opere sono oggi particolarmente preziose anche per gli storici, perché, ricche di particolari come sono, consentono di conoscere la storia minuta, la vita quotidiana dell’epoca, che la storia “ufficiale” spesso trascura. Il “boom” delle case di bambola in Inghilterra si ebbe comunque nel periodo vittoriano, sia per la personale passione della regina Vittoria, sia per l’avvento dell’industria e conseguente produzione in serie, che permise l’accesso al piccolo lusso della doll’s house anche alle famiglie borghesi. Nel magico mondo delle case di bambola pare che il tempo si sia fermato: soprattutto nei paesi anglosassoni, ancor oggi la doll's house è, per definizione, in stile vittoriano. E' stata realizzata una sequenza di immagini raffiguranti ambienti interni ed esterni dell'epoca vittoriana (1837-1901) per poter osservare la verosimiglianza delle abitazioni e negozi dell'epoca con le doll's houses in stile vittoriano che più avanti andremo ad ammirare. Guarda il filmato degli ambienti in età vittoriana
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CENNI STORICI L'arte della riproduzione in miniature ha il suo vero e proprio inizio a metà del XVI secolo, nel nord Europa precisamente in Germania. Grazie alla presenza di illustri ed abilissimi artigiani, Norimberga diventa il fulcro di una passione, da parte delle classi nobili e borghesi, per la ricostruzione di case ed interni in miniatura, in cui riflettere il proprio stile di vita e status sociale, riproducendo l'arredamento e l'oggettistica di cui amavano circondarsi. La città di Norimberga, conosciuta in tutto il mondo per i suoi famosi giocattoli, vanta questa tradizione già dal 1600 e al Germanisches National Museum di Norimberga esiste una collezione di antichi giocattoli e case di bambola, datate attorno al 1600, che rappresentano al meglio la vita dell'élite del tempo costituita dai ricchi mercanti. Qui è conservata la più antica casa di bambole (vedi foto 1 e 2) sopravvissuta fino ai nostri giorni e databile intorno al 1611 recante particolari di grande interesse. Si tratta di un robusto armadio di legno a forma di casa e divisa in tre piani ed otto stanze alcune delle quali hanno i muri affrescati. Sempre al Germanisches National Museum troviamo la Casa Baumler (vedi foto 1), costruita verso la fine del 1600, riproduzione di una casa veramente esistita e Norimberga che costituisce un realstico spaccato di vita di un ricco commerciante. Interessante è la stanza adibita a negozio-ufficio dove probabilmente lavorava il commerciante, secondo la tradizione del tempo che vedeva i signorotti più abbienti collocare il proprio ufficio in casa per seguire i loro affari senza doversi allontanare dalla famiglia. La famosa Stromer House (vedi foto 1), costituita da 15 ambienti e datata 1639, prende il nome dall'ultimo proprietario, il barone von Stromer ed assomiglia molto alla casa Baumler. Le sei grandi stanze sono ricche di preziosi manufatti e dipinti e la casa contiene più di mille piccoli ninnoli e oggetti particolari che offrono un'immagine unica di quella che era la vita domestica di una facoltosa famiglia tedesca nel 1600. Rapidamente la moda si diffuse anche in Olanda (XVII sec.) e più tardi in Inghilterra e in America. Proprio perché estremamente preziose, le miniature di arredi venivano collocate all'interno di credenze o stipetti adattati a sembrare interni di una casa. Così, quando le porte del mobile erano aperte, si vedevano tutte le stanze della casa, dallo scantinato all'attico; tali case potevano essere alte anche 2 metri o più. Questo modello a stipetto (cabinet) era tipico delle case tedesche ed olandesi, mentre i collezionisti inglesi preferivano la costruzione di vere e proprie case con tanto di facciata che spesso riproduceva la loro stessa abitazione. In Olanda le case in miniatura diventarono subito un ambito passatempo tra le mogli di ricchi banchieri e mercanti, le quali amavano ricreare il più fedelmente possibile gli interni delle loro stesse case, commissionando agli artigiani più abili e famosi la riproduzione di mobilio e suppellettili di ottima fattura. Questa nuova classe sociale, di banchieri e mercanti appunto, era desiderosa di mostrare il proprio successo e raccoglieva oggetti preziosi e interessanti, come monete, gemme, piccoli oggetti domestici d'oro o d'argento, per custodirli nei cosiddetti "armadietti delle curiosità". Tali collezioni simboleggiavano la ricchezza del proprietario e il suo stato sociale. Sull'onda di questa moda nacquero le case di bambole olandesi, composte da una serie di stanze organizzate in un cabinet, cioè un mobiletto a stipetto, costruito appositamente per questo scopo. Si trattava di vere opere d'arte riccamente ornate e decorate, chiuse da ante o da sontuose cortine di broccato. Oggi alcune di queste case sono conservate nei più famosi musei del mondo. In Germania le doll's house nacquero (almeno inizialmente) come giocattoli educativi per insegnare alle figlie di famiglie facoltose il difficile compito della padrona di casa; per questo spesso una doll's house era abitata anche da bambole che avevano le caratteristiche dei veri abitanti di quei tempi: oltre ai padroni di casa seduti in salotto, si trovavano cuochi, maggiordomi, cameriere e lavandaie al lavoro nelle loro stanze. Nelle migliori di queste case ogni piccolo oggetto è perfettamente riprodotto; le cucine sono complete di pentole e tegami, piatti, coltelli, candelieri, cestini e scope. Queste case sono cosi perfette e complete, rispecchiano a tal punto lo stile dell' epoca di fabbricazione, che oggi costituiscono documenti fondamentali per la conoscenza della storia sociale dei secoli scorsi.
Sempre a proposito di doll’s houses, si narra che lo zar di Russia Pietro il Grande ne ordinò una, ma quando fu finita risultò troppo costosa persino per lui. La casa in oggetto, sempre secondo la leggenda, sembra fosse una delle tre celeberrime Dolls Houses del XVII secolo conservate oggi in due musei olandesi, il Rijksmuseum di Amsterdam e il Centraal Museum di Utrecht. Le tre Dolls Houses olandesi sono note con i nomi delle rispettive proprietarie, mogli di ricchi mercanti, casualmente e singolarmente tutte e tre dal nome Petronella e dai cognomi de la Court, Oortman e Dunois. Tutte e tre hanno le caratteristiche delle case olandesi, cioè non hanno la struttura di una casa, ma sono situate all'interno di un "cabinet", cioè un mobile appositamente costruito, a sua volta una vera opera d'arte riccamente ornata e decorata, chiuso da antine o, come nel caso di Petronella de la Court, da sontuose cortine di broccato. Petronella de la Court’s Dutch Cabinet Commissionata nel 1670 da Petronella de la Court, moglie di un ricco commerciante di birra di Amsterdam, fu costruita tra il 1674 e il 1690 sempre ad Amsterdam, ed è forse la dolls house (“poppenhuizen“) più antica e pregiata tra quelle olandesi. I lavori vennero commissionati ad importanti artigiani e artisti dell'epoca. Costruita all’interno di un mobile in legno di ulivo, la casa è divisa in 11 stanze nelle quali sono collocati 1.600 oggetti e 28 bambole perfettamente integrate con l'ambiente circostante, dando un aspetto estremamente naturale di vissuto quotidiano. Nella stanza situata al primo piano, sulla destra, troviamo una splendida riproduzione di un giardino di Amsterdam; a sottolineare l'atmosfera di un vero giardino all'aperto, sulle pareti è dipinto un bel cielo sereno. Ogni stanza è una vera e propria opera d'arte; Petronella de la Court commissionò ad artisti famosi sia i dipinti che le miniature esposte nello stipetto. Preziosi sono gli arredi, le tende e i rivestimenti: il soffitto e il murale della stanza denominata "il salone" al primo piano raffigura un paesaggio italiano e si attribuisce al grande pittore Frederick de Moucheron (1633-1686). Nel salottino, arredato in stile settecentesco, sono esposte molte opere d'arte e una credenza dove, parimenti alla realtà, sono esposte monete, posate d'avorio, stampe ed argenterie. Alle pareti sono appesi quadri ad olio eseguiti da grandi artisti come Gerard Hoet e Herman Saftleven. Dopo la morte di Petronella de la Court, avvenuta nel 1707, la dolls house passò alla figlia. La famiglia, successivamente, la vendette e la casa cambiò molti proprietari che, nei secoli, aggiunsero qualche piccolo tocco personale qua e là. Verso il 1800 l'argenteria originale andò persa a causa di un furto e alcuni candelabri e della posateria furono ricomprati in sostituzione di quelli mancanti. Oggi la casa di Petronella de la Court è conservata presso il Centraal Museum di Utrecht (Olanda).
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Petronella de la Court’s Dutch Cabinet Click sull'immagine per vedere i particolari
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Petronella Oortman’s Dutch Cabinet Nel 1686 un’altra Petronella, Petronella Oortman, sposata con un ricco mercante di seta, Johannes Brandt, commissionò una elaborata cabinet house, costituita da nove stanze. La casa di Petronella Oortman, il cui costo si calcola intorno ai 20-30.000 fiorini (corrispondenti a circa 10.000 euro) contiene una stanza i cui affreschi alle pareti sono attribuiti al grande pittore fiammingo Willem van Rooyen. L'ingresso della stessa stanza ha il soffitto decorato da una allegoria attribuita a Johannes Voorhout e contiene due panche in legno di ulivo intagliate ed istoriate, di altissima ebanisteria; su un tavolino da tè è posata una caffettiera d'argento alta 47 mm., opera di Christiaan Warenberg, nome ben noto agli antiquari e ai collezionisti di argenteria antica. Le porcellane nella piattaia sono state espressamente ordinate in Cina e Giappone. Nelle stanze da lavoro troviamo ferri da stiro a carbonella in ferro ed ottone (lunghi 3 cm.) con il manico di legno tornito, ceste di vimini per la biancheria, di fabbricazione orientale che farebbero la gioia di un moderno arredatore; ingegnose presse sotto cui la biancheria umida asciugava e si stirava. Nella stanza dove la puerpera col suo bambino, assistita da una balia, riceveva le visite, c'è un tavolino da tè riservato agli ospiti, dotato di un'elegante tovaglia di pizzo bianco e di un servizio in porcellana di Dresda e argento degno di una reggia. In cucina troviamo barattoli di vetro con il coperchio di pelle, contenenti vere erbe aromatiche. I mobili di tutte le stanze sono pieni: abiti in seta e lana, biancheria da tavola e da letto in cotone e lino, vasellame e pentole, attrezzi, libri con rilegatura in pelle finissima, marchiati in oro e con risguardi in pergamena... insomma una vera opera d'arte, tanto da essere oggetto di una minuziosa riproduzione in un quadro ad olio dell'artista olandese Jacob Appel (1680-1731) Questa Doll's House è esposta al Rijksmuseum di Amsterdam Petronella Oortman’s Dutch Cabinet Click sull'immagine per vedere i particolari Jacob Appel "The doll's house of Petronella Oortman", 1710 Petronella Dunois’s Dutch Cabinet Sempre presso il Rijksmuseum si può ammirare la meravigliosa Doll's House di Petronella Dunois. Petronella Dunois la fece costruire nel 1676, quando aveva ventisei anni e la portò come parte della dote al suo matrimonio. La casa, che si presenta come un tipico stipetto olandese, intarsiato in rovere e noce, fu tramandata di generazione in generazione per ben 250 anni finchè, nel 1934, fu donata al Rijksmuseum di Amsterdam. Originariamente poteva essere chiuso con due sportelli provvisti di due finestre centrali che lasciavano intravedere le due stanze più importanti: la stanza della partoriente e la stanza migliore. La maggior parte degli accessori sono autentici, come pure le venti bambole miracolosamente intatte. Si tratta di figure in cera, dai volti molto espressivi e vestite con abiti incredibilmente accurati.
Petronella Dunois’s Dutch Cabinet Click sull'immagine per vedere i particolari
La splendida “The Nostell Priory” baby house, oggi conservata presso lo Yorkshire National Trust, fu costruita dal 1735 al 1740 ed è ancor oggi meta di appassionati di dolls houses e di architetti. Nonostante non sia documentato, si dice che Thomas Chippendale (1718-1779) famoso ebanista inglese che, nei propri lavori, combinava sapientemente lo stile Gotico col Rococò e varie cineserie, partecipò al disegno e alla costruzione della dolls house. The Nostell Priory baby house fu commissionata da Sir Rowland Win e da sua moglie Lady Susanna Henshaw Winn. Lady Winn e sua sorella dedicarono molto del loro tempo nel supervisionare gli arredi e nello scegliere le decorazioni interne di questa spettacolare dolls house. Gli arredi originali sono miracolosamente giunti ai nostri giorni intatti, come pure i pannelli floreali cinesi e i muri decorati a decoupage. I visitatori che tutt’oggi giungono numerosi allo Yorkshire National Trust per ammirare “The Nostell Priory”, rimangono incantati di fronte a quest’opera d’arte sopravvissuta intatta al passare dei secoli (vedi foto 1 e 2 ).
Sara Rothé van Amstel’s Dutch Cabinets Nel 1743, Sara Ploos van Amstel-Rothé, moglie di un mercante olandese, impiegò diversi artigiani per la costruzione delle sue due case di bambola, ciascuno dei quali impegnato alla lavorazione dell’avorio, del rame e dell’ottone, della terracotta e del ferro battuto. Successivamente fu incaricato un ulteriore artigiano per la costruzione degli armadi che integrassero queste dolls houses. Al Gemeentemuseum de L’Aia è conservata una delle due elaborate e splendide doll’s houses (Sara Rothé van Amstel’s Dutch Cabinets) commissionate da Sara Rothé van Amstel nel 1743 (vedi foto 1 e 2) La seconda casa (vedi foto 1 e 2) è conservata al Frans Hals Museum ad Haarlem, in Olanda.
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Queen Mary's Dolls' House Guarda il filmato (1) delle immagini della Queen Mary's Dolls' House Guarda il filmato (2) delle immagini della Queen Mary's Dolls' House
Ben presto personaggi illustri del tempo restarono affascinati da questa forma di collezionismo e commissionarono case di bambola ed oggetti in miniatura di altissimo valore come la regina Anna d'Inghilterra nel 1700 e la regina Vittoria. La regina Mary d'Inghilterra nel 1924 ricevette in dono questa casa in miniatura, la "Queen Mary's Dolls' House", costata un vero patrimonio, completa di veri pianoforti, argenteria e dipinti di famosi artisti dell'epoca; per completarla vi lavorarono 1.500 artisti ed artigiani Fu presentata al pubblico per la prima volta nel 1924 alla British Empire Exibition a Wembley e, dal 1925, è esposta al Castello di Windsor in Inghiterra, dove tutt'oggi dimora. (foto1) (foto2) (foto3) (foto4).
L' idea nata tra i diplomatici, gli uomini di affari e altre figure pubbliche britanniche di voler ringraziare con uno straordinario dono per il Re Giorgio V e sua moglie la regina Mary come ringraziamento per aver regnato durante la guerra con grande dignità e virtù, si materializzò con l'intervento fattivo della principessa Maria Luisa. Sapendo che la regina nutriva una vera passione per le collezioni di miniature, riuscì a convincere il famoso architetto Sir Edwin Lutyens a progettare e costruire una doll's house in scala 1:12. Coinvolse, inoltre, arredatori, industriali di prodotti tessili, argentieri e molti altri illustri artigiani nel mettere a disposizione i loro talenti per questo immenso progetto. Volle creare qualcosa per cui l'Inghilterra potesse andare fiera ed orgogliosa. Ed infatti la Queen Mary’s Dolls’ House fu, e ancor oggi mantiene questo primato, una delle più splendide doll's houses mai create: alta più di due metri, è l'esatta replica di una residenza reale edoardiana completa di salone, libreria, sala da pranzo, appartamenti privati, stanze per la servitù, cucina, cantina per i vini, garage completo di limousines e Rolls-Royce in miniatura, stanza del tesoro e giardino, oltre ad ascensori, elettricità, acqua corrente calda e fredda, tutto perfettamente funzionante. Nella "Strong room" (stanza del tesoro) possiamo ammirare le esatte repliche dei gioielli della corona (Crown Jewels). Iniziata nel 1920, la costruzione della casa durò quattro anni e fu concepita, dall'architetto Sir Edwin Lutyens, sia per mostrare l'abilità degli artigiani inglesi che per fornire un documento storico sullo stile di vita della monarchia britannica nel XX secolo. La facciata è in stile neoclassico, vista di lato può somigliare a Buckingham Palace. Ogni piccolo dipinto, appeso alle pareti è stato eseguito da un grande artista. Tra coloro che diedero il loro contributo alla realizzazione di questa meravigliosa casa di bambole, ricordiamo Sir William Orpen, Sir Alfred Munnings, Sir William Nicholson e Ambrose McEvoy che ha dipinto i ritratti della regina Vittoria e del principe Alberto in sala da pranzo.
La biblioteca è forse la più
sorprendente delle stanze: al centro, sopra il camino, troviamo il ritratto di Nicholson
ad Elizabeth I, ma sono i libri che catturano la nostra
attenzione. Ogni volume è rilegato in pelle, lavorata in oro e recante
il monogramma della Queen Mary con la corona. Ogni volume ha un piccolo
ex-libris e ogni libro è stato scritto da un autore o da un poeta
contemporaneo dell'epoca appositamente per la Biblioteca. Tra i 170
scrittori che parteciparono all'opera ricordiamo Sir
Max Beerbohm,
Walter de la Mare,
Thomas Hardy, Arnold Bennett, Sir
Arthur Conan Doyle, GK Chesterton, Rudyard Kipling e molti altri. Un
solo autore declinò l'invito con una lettera giudicata, allora,
offensiva:
George Bernard Shaw. Cinquanta volumi,
ciascuno poco più grande di un centimetro, sono degli spartiti di musica
attribuiti a compositori britannici, rilegati in cuoio e con il
monogramma di sua Maestà. Furono fotografati e poi ridotti in miniatura
ed ogni volume fu autografato dal suo compositore. A tal proposito
troviamo nella casa due pianoforti realmente funzionanti e registrati
nei registri delle società che li accordarono.
All'esterno, troviamo automobili (tra cui una Limousine del 1924 e una Rolls-Royce Silver Gost dipinte di nero e marrone, colori della livrea reale), una bicicletta, un sidecar e una carrozzina. Il "giardino segreto" (chiamato così perchè nascosto in un cassetto che si chiude) fu progettato dalla famosa Gertrude Jekyll, celebre esperta di giardinaggio che rappresentò una delle figure che maggiormente influenzarono la storia del giardinaggio inglese del secolo scorso.
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1. Colleen Moore's Fairy Castle
Colleen Moore, stella del cinema muto, fu sempre affascinata dalle bambole e dalle doll houses, tanto da possederne una bellissima collezione, fino a che, nel 1928, iniziò a creare la dolls house dei suoi sogni: il Fairy Castle. Con l’aiuto di Horace Jackson, architetto e scenografo che lavorava presso gli First National Studios, Colleen Moore costruì un "castello fiabesco" in miniatura. Per gli interni chiese aiuto all’ art director e interior designer Harold Grieve. Nel 1935 più di 700 artigiani specializzati, tra cui gioiellieri ed incisori di giada cinese, avevano prestato la loro opera per la costruzione del castello che, all’epoca, conteneva più di 2000 preziose miniature, a fronte di un costo di quasi 500.000 dollari. Colleen Moore, visto il grande successo che la sua opera d’arte riscuoteva, durante il 1935 organizzò un tour di beneficenza per i bambini bisognosi in giro per gli Stati Uniti, nelle maggiori città americane. Il tour ebbe un grande successo e la Silent Star, tra il 1935 ed il 1939, riuscì a raccogliere più di 650.000 dollari da donare in beneficenza. Nel 1949 Major Lenox Lohr, direttore del Museum of Science and Industry di Chicago, riuscì a convincere Colleen Moore ad esporre il Fairy Caste nel proprio museo. A tutt’oggi, il “Fairy Caste” è collocato lì, protetto da un vetro e costantemente monitorato per quanto riguarda luce, umidità e temperatura, preservandolo così per le generazioni future, affinchè possano continuare ad ammirare quella che, a ragione, viene considerata una delle più belle e singolari dolls house del mondo. Collen Moore continuò a perfezionare il Fairy Caste fino a poco prima della sua morte, avvenuta all’età di 87 anni. Guarda il filmato del Colleen Moore's Fairy Castle
Nel secolo XIX ebbe inizio una produzione più commerciale delle case di bambola; prodotte in serie, con facciata elaborata, ma interni “più poveri e, in alternativa alla casa intera, che spesso occupava troppo spazio, si privilegiò la costruzione di stanze (room box), in particolare cucine e negozi in miniatura.
Tuttavia, benché le case di bambola sembrassero pur sempre dei giocattoli, erano talmente perfette e preziose, che da sempre i maggiori destinatari di questo articolo furono gli adulti che, in epoche più recenti, diedero inizio ad un vero e proprio collezionismo. Tornando alla home page del sito si può trovare un elenco di filmati relativi alle più famose case di bambola della storia, dalle più antiche a quelle di età recente, testimonianza di una passione senza tempo e senza età. Nel 1962, anche una delle residenze più famose del mondo fu riprodotta in scala 1:12 dai miniaturisti John e Jan Zweifel: The White House, la Casa Bianca, residenza ufficiale e principale ufficio del Presidente degli Stati Uniti d'America.Questa imponente residenza in miniatura ha la particolarità di essere una riproduzione perfettamente identica all’originale: misura 18 metri di lunghezza e 6 metri di larghezza. Fu ideata da John e Jan Zweifel che, insieme ad un corpo di volontari, dedicarono oltre 35 anni a studiare, progettare e costruire questa meraviglia.(guarda il filmato de "The Miniature White House")
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DollHouse Museums around the world
NGAkids DUTCH DOLLHOUSE INTERACTIVE (!)
Kensington Dollshouse Festival
Virtuelles Puppenhausmuseumder 50er - 70er Jahre
Puppentour "The Doll Tour Leaders"
The Kruger Collection Miniature Furnishings & Decorative Arts
Dolls House Museum Katharina Gerstorfer, England
Musée des Poupées et des Nounours
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